L'icona russa tra arte, natura e trascendenza
CAGLIARI, 18 gennaio 2017 - Uno studio uscito di recente per la collana “Bibliotheca minima” della PFTS University Press affronta il problema dell’icona cristiana sotto un aspetto propriamente artistico ed estetico-filosofico, sulla scorta delle analisi portate avanti da un gruppo di filosofi e teologi russi dell’inizio del XX secolo, fra i quali spicca in modo particolare Pavel Florenskij. In che rapporto si colloca l’icona russa con l’arte naturalistica occidentale? Che cos’è la “falsità” di una rappresentazione? Sono queste alcune delle
domande affrontate in questo volume scritto da Andrea Oppo, docente di Estetica alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.
Se una questione filosofica esiste a proposito dell’icona,questa è da ricercarsi in una messa in dubbio radicale delle idee di spazio e di tempo presenti nel naturalismo occidentale. Quando si parla di “realtà” o di “verità” di una rappresentazione, che mostri l’essere e non l’apparire, e in particolare, se si parla del divino, e quindi di un altro tipo di “spazio” oltre che di contenuto della rappresentazione stessa, non deve meravigliare che la filosofia religiosa russa e un autore come Pavel Florenskij si pongano in maniera specifica il problema della “verità del naturalismo” quasi come di una contraddizione in termini. Il problema esiste e si colloca precisamente al fondo di una definizione estetica (nel senso originario e filosofico del termine) dell’arte iconografica. Parafrasando il titolo di un celebre studio di Hans Belting, siamo qui di fronte a una direttrice Firenze-Mosca, i cui due termini sono i poli antitetici di una differente concezione dell’arte e della natura che viene esaminata in questo saggio. La prospettiva rovesciata, dunque, come elemento simbolico di una intera concezione del mondo.
Questo testo – breve ma denso nei contenuti – ricostruisce nei suoi nodi essenziali la vicenda filosofica relativa all’icona russa soprattutto nell’analisi dei concetti chiave di arte e natura; di mondo e rappresentazione di quest’ultimo; di tempo e realtà, alla luce di una visione “iconica” delle cose.